sci-fi

10 marzo

DOMENICA UNCUT

DOMENICA 10 MARZO

Ore 18:30
THE BOTHERSOME MAN

di Jens Lien, 2006.
(VO sott. in italiano)

***
Ore 21:00
BEYOND THE BLACK RAINBOW

di Panos Cosmatos, 2010.
(VO sott. in italiano)

PROIEZIONI GRATUITE

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Presso:
KINESIS via G. Carducci N.3
Tradate (Varese)
http://kinesistradate.wordpress.com/
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THE BOTHERSOME MAN 44 The bothersome man  film  proiezione domenica uncut cineforum kinesis tradate varese cineclub

“La verità non esiste e la vita come la immaginiamo di solito, è una rete arbitraria e artificiale di illusioni da cui ci lasciamo circondare” questo secondo Lovecraft , ma forse anche secondo Andreas (Trond Fausa Aurvaag) che ,“rilasciato” nel deserto, unico passeggero su un autobus senza ritorno, e destinato al ruolo di piccolo contabile di un’asettica holding, in una sorta di Oslo purgatoriale, assiste al proprio ingresso in una strana comunità, in cui tutto è assunzione impersonale e distacco.

Il film si apre con una scena agghiacciante per ipotesi psicologica, e presto reiterata nel film a rappresentare il disagio di un uomo, che ha colto le rimozioni di chi gli sta intorno, e sa di essere assolutamente estraneo ed alieno ai suoi meccanismi. La società di Den brysomme mannen è moderna, controllata e superficiale: è tutto perfetto, ineccepibile ma le persone dell’ufficio ad esempio, sembrano discorrere ed essere quasi ossessionate da cataloghi di arredamento e da un’idea programmatica in cui essere felice, significa non mancare le scadenze o gli accessori.

Fanta thriller esistenziale, Den brysomme mannen sembra distillare il meglio dei personaggi di Lynch e Kaurismaki, con un incipit da satira della società e del costume odierno norvegese (non è un caso che il film sia stato distribuito anche con il titolo Norway of life), che procede quasi a ritroso sui binari di un horror beckettiano, dove il protagonista in un crescendo di reazioni e proteste che culminano nella scena della metropolitana, capirà che dovrà rompere gli schemi e il diaframma convenzionale dell’universo rigido, in cui vaga come outsider, per tornare al grande nulla accecante, forse freddo, ma inizio sostanziale di ogni cosa.

Quasi una fiaba macabra e senza lieto fine, dove la proiezione però di una via di uscita, la misteriosa melodia che emana dalla fenditura di una parete, sarà l’inizio della frattura e la conclusione dell’idillio con gli strani abitatori del film…Andreas è esiliato, licenziato perché ha squarciato il velo dell’ignoto e una volta assaggiata la realtà, non è più possibile tornare indietro o affrancarsene.

Trionfatore de la settimana della critica di Cannes del 2006, con un elenco di nominations per festival, quasi interminabile, Il film non è mai stato distribuito in Italia . E’ stato diretto da Jens Lien (Johnny Vang), misconosciuto al nostro pubblico, e rinnovatore insieme al regista Bard Breien ( “Kunsten a Tenie negativt”, L’arte del pensiero negativo), dei registri della black comedy nordica, che mescola l’orrore che nasce dalle maschere del quotidiano (consumo estemporaneo della civiltà e delle sue derive), con il teatro esistenziale e crudele dell’assurdo.

(Estratto della recensione di malvasya http://www.splattercontainer.com/)

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BEYOND THE BLACK RAINBOW 45 beyond the black rainbow  film  proiezione domenica uncut cineforum kinesis tradate varese cineclub

Beyond the Black Rainbow è un film talmente al di fuori dai canoni attuali della fantascienza che, a prescindere dal risultato finale, da una buona idea di quanto fertile possa talvolta essere il terreno delle produzioni indipendenti odierne. Pur nella sua unicità, il film del regista canadese Panos Cosmatos è anche il tipico esordio concepito come atto d’amore nei confronti di una precisa stagione cinematografica, nello specifico quello della fantascienza distopica che ha avuto il suo periodo di massimo splendore tra la fine degli anni sessanta e il decennio successivo.

Sintetizzandone e in un certo modo aggiornandone le intuizioni estetiche, il lavoro di Cosmatos si pone quindi come ultimo arrivato di una famiglia che può contare su illustri esemplari come 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick, THX 1138 di Lucas e Solaris di Tarkovsky, tanto per fare i nomi più altisonanti. Un cinema che si esprime attraverso uno stile visivo curatissimo, fatto di suggestioni estetiche tra lo psichedelico e il metafisico sorrette da trame spesso ermetiche e tendenti al filosofico. Se recentemente lo splendido Eden Log di Franck Vestiel ha dato un profilo moderno a questo genere, l’approccio di Cosmatos è al contrario chiaramente revivalistico, pur non limitandosi ad un recupero pedissequo dello stile della fantascienza dell’epoca ma anzi aperto anche a suggestioni dei decenni successivi, evidenti ad esempio nelle sonorità synth che accompagnano le immagini.

Trip ipnotico pregno di immagini simboliche e surreali, Beyond the Black Rainbow è, prima di tutto, una ricerca estetica d’avanguardia che si pone a metà strada tra il concetto tradizionale di “cinema” e la videoarte. Riflesso della medaglia è che tali ambizioni estetiche non trovano un degno supporto nell’impianto narrativo, veramente povero ed inconcludente, aspetto che risulta essere il grosso limite del film ed inevitabile spartiacque per il pubblico.

Immergersi nel magma sintetico di Cosmatos può risultare tanto tediante quanto un’esperienza unica, in ogni caso è un tentativo vivamente consigliato. Nel peggiore dei casi vi farete una gran dormita, nel migliore vedrete cose che gli altri esseri umani possono solo immaginare.

(Grinderman http://www.splattercontainer.com/)


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Domenica 12 Giugno

CINECLUB DOMENICA UNCUT

Orari proiezioni:

Ore 18:30
LATE BLOOMER (おそいひと Osoi Hito) di Gô Shibata, Japan, 2004.
(V.O. sottotitolato in italiano)

Ore 21:00
BURST CITY (爆裂都市 Bakuretsu toshi) di Sōgo Ishii, japan, 1982.
(V.O. sottotitolato in italiano)

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CINECLUB DOMENICA UNCUT

presso:
TWIGGY CLUB Via De Cristoforis n.5 Varese.
Proiezione gratuita.

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LATE BLOOMER 

Seconda opera del visionario Go Shibata, “Late Bloomer” è il film che l’ha lanciato anche sotto l’interesse occidentale, soprattutto americano, con la distribuzione in homevideo di questo film devastante.
Girato con pochissimi soldi, in bianco e nero e con telecamera a mano a digitale, “Late Bloomer” è un racconto disperato e senza censure di una disperazione inconscia, destinata ad esplodere, divorando corpi ed anime.

“Late Bloomer” è un film che esce dal genere e che, rifacendosi all’estetica del cinema d’autore cyberpunk (da Tsukamoto a Ishii) e al documentarismo quasi da dogma95, diventa un pugno in pieno viso di chi guarda. Un racconto che ha radici nel quotidiano e lo stravolge.

Shibata prende un tema delicato: i disabili. Un argomento scottante e da approfondire, ma spesso raccontato banalmente e malissimo, che in mano a Shibata prende linfa vitale. Il film non si sofferma sui buonismi, assenti, o sulla compassione come puro paraculismo. Dimentica i personaggi sani che agiscono attorno ai malati, concentrandosi sul malato, che forse è l’unico sano in un mondo folle e senza ideali.

Il film ne descrive la personalità e la psicologia, il terribile disagio di essere sempre il centro dell’attenzione altrui, soffrendo comunque di solitudine. Una solitudine che non può che portare a conseguenze drammatiche e violente. Ma chi è Sumida? Da un lato pare la “mascotte” del gruppo di Take, dall’altro un terribile e perverso omicida. Ma forse non è nemmeno una delle due cose.
Sumida è un outsider, l’anti-eroe di “Late Bloomer”, per il quale è impossibile non provare empatia. Nessun abbellimento, nessun colpo di scena, nessun tentativo di “imbellettare” la storia e renderla più appetibile. “Late Bloomer” è il disperato canto dei deboli che diventano forti per cercare di conoscersi, un film che sfugge dalle necessità del business, per essere finalmente cinema libero, puro e crudo. Come sempre dovrebbe essere.
Avvertenze: Guardatelo fino alla fine, anche dopo i titoli di coda.
(Recensione pubblicata da Asianworld)

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BURST CITY

Irriverente, ossessivo, anarchico e adrenalinico, Burst City è punk allo stato puro. Insieme ad altri film di Ishii come Crazy Thunder Road, Shuffle e Panic in High School, è anche il punto di partenza del cinema contemporaneo giapponese, il che lo rende uno dei film più importanti di questa cinematografia.

Chi fosse alla ricerca di esempi dell’importanza di Sogo Ishii nell’evoluzione del cinema giapponese, e della sua abilità come regista, non ha bisogno che di vedere Burst City. A prima vista un eclettico miscuglio di immaginario alla Mad Max e yakuza, il tutto filtrato in un’ottica punk, ad uno sguardo più approfondito Burst City rivela i semi di molti degli sviluppi del cinema giapponese contemporaneo e oltre. Lascia presagire i lavori di Shinya Tsukamoto, Takashi Miike e due decadi di MTV. E un bel po’ di cosette in mezzo.

La sceneggiatura non è nulla di che, e si sviluppa attorno agli scontri tra un gruppo di bikers alla Mad Max, una banda di yakuza, una comunità di punk e gentaccia varia, ambientato in un futuro arido, fatto di autostrade e zone devastate. Ma qui la sceneggiatura non conta. Tramite la musica e la gente della scena, l’obiettivo di Ishii è ricreare l’equivalente filmico della musica punk. Un film in cui ogni fotogramma è imbevuto della filosofia, dello spirito e dell’energia del movimento punk giapponese di fine ’70 – primi ’80. E c’è riuscito. Burst City ringhia e grida selvaggiamente, ci bombarda di distorsioni e attacca le norme precostituite in modo energico, con anarchia e irriverenza. È un film grezzo, certo, ma un film ispirato dalla filosofia punk non dovrebbe essere tutto tirato a lucido. Quando vediamo che alcune riprese sono “sporche”, non è perché il film è stato girato male, al contrario.

Al di là del fatto che resti fedele alle sue intenzioni e alle fonti, Burst City è un film seminale e visionario. L’uso di Ishii della macchina da presa e del montaggio è straordinario, così come l’utilizzo del suono. In questi settori, Tsukamoto ha pescato a piene mani da Sogo Ishii per il suo Tetsuo, mentre il modo in cui il regista fonde diverse scene della storia in un montaggio rapido videoclipparo è poi riemerso nei dieci minuti iniziali di Dead or Alive e di The City of Lost Souls, di Takashi Miike. Inoltre, l’utilizzo di frammenti documentaristici si riflette nel miscuglio di documentario e fiction così di moda tra i registi di oggi come Kore-eda e Naomi Kawase.

Anche se non del tutto senza predecessori (il lavoro di macchina ricorda alcune opere di Kinji Fukasaku dei primi anni ’70, ad esempio), Burst City è nel complesso un film che non ha le sue radici nel cinema. La sua ispirazione è presa da altrove, in particolare, ovviamente, nel ritmo, nei suoni, nello spirito e nell’attitudine del movimento punk. È cinema di liberazione, libero dalle costrizioni della forma. Per fare un parallelismo, se il cinema narrativo è prosa, allora Burst City è poesia. Non nel senso poetico, ma nella struttura. Il modo in cui il poeta è libero dalle costrizioni che ingabbiano lo scrittore, è in questo modo che Ishii è libero dalle forme convenzionali alle quali aderisce volontariamente (e forse inconsciamente) il regista standard.
(Recensione di Tom Mes pubblicata da midnighteye)

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DOMENICA 17 APRILE

CINECLUB DOMENICA UNCUT

DOMENICA 17 APRILE

Orari proiezioni:

ore 18:30

METROPIA di Tarik Saleh, 2009.

(V.O. sottotitolato in italiano)

 

ore 21:00

THE WICKER MAN di Robin Hardy, 1973.

(The Director’s Cut – V.O. sottotitolato in italiano)

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CINECLUB DOMENICA UNCUT

Presso:

TWIGGY CLUB Via de Cristoforis n. 5. Varese.

PROIEZIONE GRATUITA

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METROPIA

“Siamo nell’Europa del 2024 messa in ginocchio dalla crisi energetica. Per fare fronte a una serie di problemi (mancanza di risorse e inquinamento in primis) viene creata una grandissima rete della metropolitana che attraversa tutta l’Europa, che diventa l’unica maniera possibile di viaggiare (non ricorda l'”Underground” di Kusturica?). Roger è impegato in un call-center e inizia a sentire delle voci nella sua testa. Da dove provengono?
L’aspetto più interessante del film di Tarik Saleh è chiaramente quello grafico. Lo stile d’animazione proposto è interessante, nuovo e soprattutto perfetto per raccontare una storia claustrofobica e cupa come quella della pellicola. A rendere inquietante il tutto, più che le architetture fatiscenti, è proprio il design dei personaggi, in bilico tra la stilizzazione grafica e il fotorealismo, con un risultato che ben descrive quella (questa) generazione di marionette assoggettate alla pubblicità, all’aspetto fisico, ai quiz televisivi. Buono anche il lavoro dei doppiatori (Juliette Lewis, Udo Kier, Stellan Skarsgard), capitanati da uno straniante Vincent Gallo perfetto per dare voce e tratti distintivi ad un personaggio alienato e problematico come Roger.” ( Estratto della recensione di Matteo Contin pubblicata da www.pellicolascaduta.it)

 

 

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THE WICKER MAN

“The Wicker Man” è un film che non risparmia nessuno, che infrange con classe molti tabù e può essere anche interpretato come una riflessione al vetriolo sulla cecità delle religioni. Confezionato abilmente con un’ottima regia, un montaggio curato (nonostante siamo nel 1973, ha un taglio molto moderno e dinamico), affascinanti musiche folk ed una fotografia suggestiva (tutti i fatti più inquietanti accadono in pieno giorno, sotto il sole, senza che questo fattore ne sminuisca la carica shockante), il film si avvale anche di un ottimo cast fra cui spiccano le eccellenti interpretazioni di Edward Woodward e Christopher Lee. Al momento dell’uscita, il film scandalizzò non poco i censori inglesi, soprattutto per via della sua provocatoria carica sessuale. Questi ultimi gli hanno reso maledetta l’esistenza, bloccandone la distribuzione e facendolo circolare, in seguito, in versioni censurate e snaturate. Più volte, inoltre, il film è stato tagliuzzato indecorosamente per raggiungere la durata necessaria all’inserimento nei “double bill” dei drive-in (ossia le visioni di due film al prezzo di uno). Reperitelo e guardatelo, ne vale assolutamente la pena. CULT.(Estratto della recensione di alex Visani pubblicata da www.alexvisani.com)

 

 

 

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GODZILLATHON

GODZILLATHON

Domenica 20 marzo

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Ore 18:30 Godzilla ’54

(ゴジラ, Ver. integrale di Ishiro Honda, 1954.V.O. sottotitolato in italiano)

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Ore 20:30 Godzilla Contro Biollante

(ゴジラVSビオランテ, Kazuki Omori, 1989.)

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Ore 22:30 Godzilla, Mothra and King Ghidorah:Giant Monsters All-Out Attack

(ゴジラ·モスラ・キングギドラ 大怪獣総攻撃, Shusuke Kaneko, 2001. V.O. sottotitolato in italiano)

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Tutte le info su Godzilla e sul mondo Kaiju di Godzilla-italia.

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CINECLUB DOMENICA UNCUT

presso:
TWIGGY CLUB Via De Cristoforis n.5 Varese.
Proiezione gratuita, Ingresso con tessera arci.

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GODZILLA 1954 

Godzilla (in Giappone Gojira) nasce nel 1954 grazie al regista Ishiro Honda ed al produttore Tomoyuki Tanaka. Fino ad oggi sono stati realizzati ben 28 film che lo vedono protagonista. Questi sono suddivisi in tre grandi serie, ognuna delle quali inquadra un preciso arco temporale: SHOWA (dal 1954 al 1975), HEISEI (dal 1984 al 1995), MILLENNIUM (dal 1999 al 2004).

Il primo Godzilla esce dopo pochi anni la fine della seconda guerra mondiale e dopo la catastrofe di Hiroshima e Nagasaki. Il Giappone rimase sotto shock da quell’evento e ancora stava facendo i conti con gli effetti secondari dell’esplosione nucleare. Infatti il film vuole essere una denuncia verso l’orrore delle radiazioni nucleari, con l’obiettivo di portare sul grande schermo oltre un prodotto di intrattenimento anche un messaggio

Curiosità:

L’idea di realizzare un film di mostri è del produttore Tomoyuki Tanaka, sollecitato dal successo che aveva ottenuto nel 1952 la riedizione del King Kong originale, seguita dal 1953 dall’exploit de Il risveglio del dinosauro di Eugène Lourié. Collegare invece il nuovo film al tema del nucleare fu un passaggio successivo: un particolare input venne, il 1 marzo 1954, dalla tragedia del peschereccio Fukuryu Maru che era stato contaminato dalle radiazioni presso l’atollo di Bikini, sede degli esperimenti atomici americani. Il tragico evento aveva ottenuto grande risonanza sui giornali, amplificato dal timore che i tonni pescati in quelle settimane potessero anch’essi essere stati contaminati. Pare che lo stesso Tanaka sorvolò con un aereo l’atollo.
Il nome del mostro unisce le parole ”Gorilla” e ”Kujira” (balena in giapponese) e veniva utilizzato per designare un corpulento dipendente della Toho. Inizialmente ci si riferì al progetto semplicemente con la lettera ”G” (per Giant, gigante). Come primo titolo per il film si pensò invece a Daikaiju no Kaitei Niman Maru (”Il grande mostro venuto da 20.000 miglia sotto il mare”), chiaro riferimento a The Beast from 20.000 fathoms, titolo originale de Il risveglio del dinosauro. Il soggetto è di Shigeru Kayama, scrittore di fantascienza che delineò la struttura di base del film. Il film doveva essere diretto da Senkichi Taniguchi, che per la Toho stava dirigendo alcuni film bellici, una serie interrotta proprio per concentrare le risorse su Godzilla: il successo di Operazione Kamikaze (1953) fece però propendere per Ishiro Honda. Nessun problema invece nella scelta di Eiji Tsuburaya, effettista di punta della casa e del Maestro delle musiche Akira Ifukube, già molto stimato all’epoca. La lavorazione fu lunga e molto articolata.
In principio i ruoli di Akira Takarada e Akihiko Hirata erano invertiti (il primo doveva interpretare Serizawa e il secondo Ogata), ma Honda provvide ad assegnarli come si vede nella versione finale: il regista peraltro aveva già lavorato con Hirata.
Il film, pensato per un pubblico adulto, ottenne un grande successo commerciale, dando il via al genere del ”Kaiju Eiga” (film di mostri) che in seguito diverrà ironicamente uno spettacolo per ragazzi. La sceneggiatura divenne anche un romanzo di successo.
Esistono due principali versioni, molto differenti, di questo film. Quella originale Giapponese e quella USA. In quest’ultima il protagonista è l’attore americano Raymond Burr. Invece il suo personaggio nella versione giapponese non esiste. Come si usa dire… i prodigi della tecnica!!! Regista di questa versione è Terry Morse.

(Recensione completa su Godzilla-Italia)

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GODZILLA CONTRO BIOLLANTE
Nella Tokyo devastata dallo scontro con Godzilla, qualcuno si impadronisce del tessuto cellulare del gigantesco mostro verde. Cellule che assorbono radiazioni e si rigenerano: un tesoro inestimabile, conteso da organizzazioni senza scrupoli.

Curiosità:

All’inizio il progetto prevedeva ”Gojira 2” dove non dovevano esserci nuovi mostri ma Godzilla contro una specie di Super Computer. Poi il progetto venne annullato (e meno male) e fu fatto un nuovo progetto dove Godzilla avrebbe dovuto affrontare una specie di Super Pianta di nome Biorante o Biollante (il mostro è una proposta di un dentista di Osaka in un concorso della Toho).
Il film non ebbe il successo sperato e la Toho fu costretta a riproporre i vecchi mostri di un tempo (King Ghidora, Mothra, Mechagodzilla ecc.) nei film successivi.
Nonostante ciò il film è considerato oggi uno dei migliori Godzilla.

(Recensione completa su Godzilla-Italia)

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Godzilla, Mothra and King Ghidorah:

Giant Monsters All-Out Attack

All’inizio del 21mo secolo Godzilla sembra un ricordo lontano. Ma quando esso riemerge dal mare sembra non esserci più scampo per nessuno.
Contemporaneamente però strani fenomeni iniziano a manifestarsi in alcune località del Giappone, e la giornalista Yuri Tachibana viene a conoscenza della strana leggenda dei tre mostri guardiani…
Curiosità:
La prima versione della sceneggiatura prevedeva la presenza di kaiju differenti da quelli presenti nel film, e precisamente Anguirus, Varan e Baragon, ma la Toho fece sostituire i primi due con i più popolari Mothra e King Ghidorah.
Questi ultimi risultano nel film profondamente differenti dalle loro versioni tradizionali: l’intento del regista era di raffigurare Godzilla come il mostro più potente, e volendo originariamente usare Anguirus e Varan, due mostri notevolmente più piccoli e deboli di Godzilla, è stato così costretto a ”depotenziare” King Ghidorah e Mothra.
In particolare King Ghidorah viene presentato in un’inedita veste di difensore dell’umanità, a differenza del suo tradizionale ruolo di antagonista!
Il costumista Fuyuki Shinada, indispettito dalla mancanza nel film di Varan, il suo kaiju preferito, ha così reso alcuni dei tratti facciali di questo sulle 3 teste di Ghidorah.
Con l’intento di ingrandire il messaggio pacifista del film del ’54, accanto all’origine ”nucleare” di Godzilla ne viene qui affiancata una spirituale: il mostro racchiude in sé la rabbia di tutti coloro che sono stati uccisi o lasciati morire dall’armata giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale. Alle critiche sulla mancanza di realismo di questa spiegazione, il regista si è difeso rispondendo che non c’è nulla di realistico in un mostro di 60 metri!
Nonostante le critiche di alcuni fans per i cambiamenti apportati ai mostri, questo film è in patria il maggior successo commerciale della serie Millenium.

(Recensione completa su Godzilla-Italia)

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POVERANIA VARESE 27-II-11

CINEMATOGRAFO POVERANIA VARESE

ACT. II

I lungometraggi poveri, indipendenti, autoprodotti, invisibili del cinema italiano.

DOMENICA 27 FEBBRAIO

Ore 18:30

L’INVASIONE DEGLI ASTRONAZI (2009)

di Alberto Genovese. Fantascienza.

ORE 21:00

THE HUNT (2009)

di Andrea Iannone. Horror.

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CINEMATOGRAFO POVERANIA
mostra permanente del cinema povero italiano

Presso:
TWIGGY CLUB Via De Cristoforis n.5 Varese.
Proiezione gratuita, Ingresso con tessera arci.

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L’INVASIONE DEGLI ASTRONAZI
Regia Alberto Genovese
Paese Italia, 2009
Con John Simian, Max Muntoni, Yuri Plebani, Luigi Vitale
Genere Fantascienza
Durata 85 min
Web http://astronazi.splinder.com/
Prima C.P. Novembre 2009

SINOSSI
Il cervello di Hitler, prelevato da alieni aldebaraniani poco prima della sua morte viene rigenerato e inserito in un computer per comandare un nuovo attacco alla terra con una schiera di svastiche volanti. Mentre le astronazi calano sulla terra, due balordi progettano di recuperare i soldi della loro rapina attraverso un bancomat universale ma Satana, proprietario di parte dei soldi derubati manda sulle loro tracce il terribile seguace Mordecai, dotato di diabolici poteri. Palazzi che esplodono, riprese aeree, mostri giganti stile Godzilla, svastiche volanti e alieni dell’altro mondo: “Il primo kolossal realizzato senza soldi”.
NOTE
Sin da ragazzo ho avuto un’insana passione per registi che avevano fatto propria l’arte dell’arrangiarsi, gente come Mario Bava, Antonio Margheriti, Roger Corman e John Waters raccontavano delle storie con tutti i mezzi disponibili, che spesso e volentieri erano veramente esigui. Personalmente ho seguito i loro insegnamenti con umiltà e passione, ovviamente il budget per “L’Invasione degli AstroNazi” non esisteva né mi sono preoccupato di cercarlo, ho preferito dedicare il mio tempo ad apprendere e studiare ogni singola scena, per renderla al meglio. Oggi esiste la convinzione che per fare Fantascienza ci vogliono milioni di Euro, così nessuno vuole farla in Italia: niente di più sbagliato! Fantascienza vuol dire soprattutto ideare una proiezione del futuro in varie chiavi: ironiche, pessimiste, drammatiche, vuol dire esportare le ansie e le paure, i sogni e le speranze amplificandole all’interno di un mondo che è evoluto, magari estremizzandone alcuni aspetti. Astronazi è ambientato in un immaginario parallelo dei giorni nostri, dove l’inquinamento impedisce alla gente di uscire, dove città dal nome sovietico come Vistakovia sono annesse agli Stati Uniti ma anche all’Europa, dove, insomma, non esistono più confini. Se hai solo i milioni e non hai uno straccio di idea non fai fantascienza ma solo ostentazione gratuita e piatta del tuo potere economico sugli altri. (Alberto Genovese)

LINK RECENSIONE/INTERVISTA SU:
BizzarroCinema.it

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THE HUNT
Regia Andrea Iannone
Paese Italia, 2009
Con Tony De Bozzo, Matteo Anastasi, Rashad Nelms
Genere Horror
Web http://www.thehunt.it
Prima C.P. Dicembre 2009

SINOSSI
Nel cuore di Roma, il malvagio Aldous tiene prigioniero un mostro in cantina. Ma un giorno, la bestia, riesce a scappare dalle grinfie del carceriere. Inizia la caccia che dà il titolo al film e che vede coinvolti lo stesso Aldous, il vendicativo cacciatore di mostri Markus e un detective americano di nome Mitchell che indaga su alcuni orribili delitti. Un horror/splatter low budget, ironico e appassionato, firmato da un giovanissimo filmaker romano (classe 1988), quì al suo esordio nel lungometraggio. Il film è in lingua inglese, sottotitolato in italiano.
NOTE
Ho quasi 22 anni. The Hunt l’ho girato a 19, montato a 20 e presentato a 21. L’intero progetto di The Hunt è durato 2 anni. Le riprese sono iniziate a Dicembre 2007; interrotte poi fino a Marzo, quando abbiamo girato 6 giorni; poi un altro blocco fino a fine Aprile: da allora abbiamo girato tutti i weekend fino ai primi di Luglio. In tutto sono stati 28 giorni di ripresa, che ovviamente sarebbero stati la metà se avessimo girato tutto in un periodo contiguo. Le condizioni di lavoro erano piuttosto dure per tutti. Io però mi sono divertito come un matto. Terminate le riprese è iniziata la post-produzione che è durata un altro anno, tra montaggio video, audio mix ed effetti visivi. In questo periodo abbiamo ricevuto il contributo del Filmfestival del Garda e abbiamo presentato il film il giorno di Halloween, a Roma. Penso che tutti, dalla produttrice G.K. Denton al mitico Tony de Bozzo, siano stati soddisfatti… Fino a oggi abbiamo fatto altre proiezioni ottenendo sempre un riscontro positivo. (Andrea Iannone)
LINK RECENSIONE/INTERVISTA SU:
BizzarroCinema.it

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POVERANIA VARESE ACT. I – KRAKATOA INK.

DOMENICA 23 GENNAIO dalle ore 18:30

Primo appuntamento con il
CINEMATOGRAFO POVERANIA VARESE
Ospiti della serata i KRAKATOA INK. e le loro produzioni.

“Nasciamo dalla nostra passione per il cinema, o meglio, per il suo lato più oscuro: film scrausi e terrificanti, in cui abbonda la pummarola e deficita la chiacchiera, pellicole infernali dove un cazzottone in bocca tacita inutili moralismi e stronca stupidi sbaciucchiamenti”(KRAKATOA INK).

Presente banchetto Krakatoa con i loro DVD, Gadget, e il fumetto autoprodotto “CAROGNE”.
http://www.bizzarrocinema.it/contenuti-extra/fumetti/carogne/

Ore 18:30

Z MOVIE (35 min.)
Una feroce lotta per la sopravvivenza al cui confronto il titanico scontro tra Moby Dick ed il capitano Achab pare uno screzio tra poppanti.

IL GIORNO CHE CI DIEDERO I $OLDI (10 min.)
La Krakatoa crew nella faticosa ricerca di finanziatori. Effetti speciali godzilleschi!

AI CONFINI DELLA FANDONIA (58 min.)
Lo stupido nerd, protagonista di questo film, grazie ad un’incredibile “lavatrice del tempo” distruggerà l’intero umano sapere. Causando ingenuamente scempio, disgrazie e apocalittiche atrocità. Primo episodio della serie.

Ore 21:30

ALKOLIC HOLOCAUST (10 min.)
Cortometraggio in stato di ebbrezza

SUISAID : CHI ACCOPPA UN AMICO TROVA UN TESORO
!!! MODALITA’ GAME !!!
In base alle vostre scelte puo’ durare 95 o 130 minuti!
Lungometraggio a bivi, in cui le scelte dello spettatore segneranno il destino dei nostri eroi.
Diventa anche tu stregone e muovi i tuoi pupazzi in un’estasi Voodoo!

Presso:
TWIGGY CLUB Via De Cristoforis n.5 Varese.
Proiezione gratuita, Ingresso con tessera arci.
http://www.twiggyclub.com/

CINECLUB DOMENICA UNCUT
https://domenicauncut.wordpress.com/

CINEMATOGRAFO POVERANIA
mostra permanente del cinema povero italiano
http://www.poverania.com/


Proiezioni Domenica Uncut 3 ottobre 2010

DOMENICA UNCUT

A cura della Chainsaw Crew

Domenica 3 ottobre

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Ore 18:00 SYMBOL

(Shinboru) di Hitoshi Matsumoto, 2009.

V.O. Sott. In Italiano

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Ore 21:00 BIG MAN JAPAN

(Dai-Nihonjin) di Hitoshi Matsumoto, 2007.

V.O. Sott. In Italiano

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Presso TWIGGY CLUB Via De Cristoforis n.5 Varese.

INGRESSO GRATUITO

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SYMBOL

SYMBOL
“Ero appena uscita estatica dalla visione di Symbol  quando una torma di olandesi in bici mi ha investita. Mi sono svegliata poco fa in ospedale con una flebo di liquirizia e un aerosol di hashish – la tipica cura ricostituente del luogo, a quanto afferma l’aitante infermiere Hubert Bals. Riemergo alla vita giusto in tempo per accodarmi all’articolo di Wim sull’umorismo scatologico, perchè in effetti Symbol è pieno di scoregge e piselli, ma è anche un film con gli occhiali, e belli spessi.
Il regista è nientemeno che Hitoshi Matsumoto di Dainipponjin, ovvero Big Man Japan, del quale ha già egregiamente e copiosamente parlato Monsieur Casanova. Stavolta Matsumoto si fa una pettinatura se possibile ancora più scema della precedente e parte con una grottesca, fatalista, pessimista metafora della condizione umana che si snoda attraverso due universi paralleli: in Messico il povero luchador per bambini Escargot Man si prepara a farsi tritare vivo dai coloratissimi avversari, mentre un giapponese ottuso (Matsumoto) si risveglia in una enorme quanto misteriosa stanza bianca e tenta in ogni modo di uscirne – ma in realtà sta decidendo suo malgrado delle sorti del mondo.”
(Estratto della recensione di Cicciolina Wertmüller pubblicata da www.i400calci.com )

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BIG MAN JAPAN

BIG MAN JAPAN
“Vai Big Man Japan! Sei tutti noi! Spezza le reni a questi dannati mostri che infestano le nostre città! E invece… e invece, nessuno ama Big Man Japan. Questa manica di irriconoscenti giapponesi non lo possono praticamente vedere. So che è strano da accettare, ma è così.
Io lo so non perché sono stato in Giappone, ma perché ho visto questo documentario molto bello che si intitola per l’appunto Big Man Japan. All’inizio pensavo che Big Man Japan  fosse un semplice film con dei mostri che spaccano tutto e fanno casino, per cui ero tutto gasato… e quindi, quando ho scoperto che è un documentario, non dico che ci sono rimasto male, però… ecco, insomma: mi aspettavo un altra cosa. Perché sapete cosa si vede in questo documentario? Che la vita di Big Man Japan non è come pensiamo noi. Non è avventurosa, divertente, esaltante, rischiosa, appagante. Non è l’idolo di folle festanti pronte a servirlo per tutta la vita aggratis solo per stare di fianco all’uomo che con la sua forza fisica ha salvato la propria patria milioni di volte. Non è ricoperto di soldi e amato da donne bellissime. Non è amato nemmeno dai suoi familiari. La sua vita fa schifo. Sembra uno di quegli uomini già vecchi a 40 anni. Sembra… È un fallito.”
(Estratto della recensione di Casanova Wong Kar-Wai pubblicata da www.i400calci.com )

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